USA-CINA-RUSSIA: il ritorno della politica di potenza nelle relazioni internazionali del XXI secolo

Responsabili scientifici

Antonella Ercolani, UNINT

Area

Socio-politica

Partecipanti

Gabriele Natalizia, Università degli Studi di Roma La Sapienza
Lorenzo Termine, UNINT
Andrea Carteny, Università degli Studi di Roma La Sapienza
Elena Tosti di Stefano, Università degli Studi di Roma La Sapienza

Anno di inizio

2022

Durata

Annuale

Abstract

Il progetto mira a ricostruire il cambio di registro utilizzato dalle amministrazioni americane nel descrivere l’ascesa della Cina e nel definire l’approccio strategico americano nei confronti di quest’ultima. Di conseguenza, il progetto prevede un duplice obiettivo e, quindi, due parallele attività di ricerca:

– O1: studiare l’evoluzione della valutazione americana delle opportunità e dei rischi presentati dall’ascesa politica, economica e militare cinese.

– O2: studiare il cambiamento dell’approccio promosso dalle presidenze americane nei confronti della potenza emergente cinese.

In relazione al primo obiettivo, l’analisi testuale sarà condotta per discernere in che proporzione opportunità e rischi dell’ascesa cinese siano stati apprezzati nei documenti strategici rilasciati dagli esecutivi americani. In particolare, questa fase della ricerca avrà un aspetto sia qualitativo sia quantitativo. Per quanto riguarda la prima dimensione, l’analisi valuterà quanto preponderante sia l’ascesa della Cina nella percezione del contesto strategico internazionale fatta da Washington, ovvero valuterà la variabile “PESO” della Cina nella visione politica internazionale americana. In merito alla seconda dimensione, coerentemente con quanto postulato dalla teoria del “equilibrio della minaccia” avanzata da Stephen Walt (1987), la ricerca stimerà quale sia la percezione americana della variabile “MINACCIA” per l’ascesa cinese.
Con riferimento al secondo obiettivo, il progetto adotterà il prisma teorico suggerito da Randall Schweller (1999) sulle modalità di reazione della potenza dominante all’ascesa di una nuova potenza. Pertanto, ogni documento americano verrà interpretato alla luce della seguente tipologia di comportamento patrocinato nei confronti della Cina: (1) preventive war, (2) balancing, (3) bandwagoning, (4) binding, (5) engagement, e (6) distancing/buckpassing. Ciascuna delle opzioni di reazione risponde ad un diverso imperativo: (1) eliminare la potenza emergente, (2) contenerla, (3) approfittare della sua ascesa, (4) vincolarla, (5) trasformarla o (6) ignorarla. Ovviamente, è teoricamente e praticamente impossibile che uno di questi idealtipi di comportamento si verifichi in maniera perfetta ma piuttosto ci si attende che ogni amministrazione abbia elaborato una propria combinazione di obiettivi e, quindi, di politiche per reagire all’ascesa cinese. 
Tra tutte le opzioni, ovviamente, ci si aspetta che quella della guerra preventiva (1) sia assente dai documenti strategici americani. Gli Stati Uniti dell’era unipolare, infatti, non sembrerebbero aver mai esplicitamente contemplato l’ipotesi di lanciare una guerra preventiva contro la Repubblica popolare cinese per troncarne l’ascesa. Se da un lato, infatti, Pechino, per dimensioni, capacità militari convenzionali e nucleari, integrazione economica nel sistema internazionale, mantiene una capacità di deterrenza, dall’altro non sembrerebbe aver mai posto un livello tale di minaccia da giustificare una reazione di tale intensità da parte americana.
Tuttavia, muovendosi lungo lo spettro delle altre reazioni possibili per la potenza dominante, un’analisi comparativa dei documenti pubblicati dagli esecutivi statunitensi del post-Guerra fredda attraverso una prospettiva teorica che possa far emergere le differenti valutazioni fatte ascesa della Cina e dei differenti approcci patrocinati non è stata ancora condotta. Il presente progetto si propone, dunque, di colmare questa lacuna della letteratura per far emergere le peculiari differenze di valutazione e approccio promosse dalle singole amministrazioni e, quindi, le continuità e discontinuità nella politica estera americana verso la Cina.

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