Scuola di scienze della politica – Edizione 2021/2022

La Scuola di scienze della politica, giunta alla sua IX edizione, poggia su due pilastri: politico-costituzionale, con particolare riferimento all’evoluzione della vita istituzionale ed economica italiana, e storico e internazionalistico, con un’attenzione alle dinamiche dell’area mediterranea e del quadrante euroasiatico.

Il percorso formativo è finalizzato alla comprensione e all’analisi delle più significative variabili socioeconomiche e politiche in Italia, in Europa e sullo scacchiere globale. Sia l’attività formativa che la ricerca fornite dalla Scuola si ispirano ai principi costituzionali del pluralismo politico, ideologico, religioso e culturale, intesi come elementi vivificanti di un sistema democratico al fine di far crescere tra i cittadini, in particolare tra i giovani, la consapevolezza dei diritti legati alla cittadinanza e alla partecipazione attiva ai processi decisionali.

La Scuola intende predisporre, inoltre, strumenti metodologici e conoscitivi per quanti operano nel campo politico, nel mondo del lavoro, nelle pubbliche amministrazioni e nell’associazionismo e, coniugando i saperi provenienti da differenti ambiti, assicura una formazione fondata su un’adeguata conoscenza e cultura dei fenomeni politici e sociali nella loro evoluzione storica nel contesto dei riferimenti nazionali e internazionali.

A tal fine è assicurata la collaborazione con i centri di formazione politica e culturale presenti nelle istituzioni nazionali e internazionali e l’attingimento, per le attività di alta formazione e di ricerca, a risorse qualificate di docenti, rappresentate dal mondo accademico e da esperti del mondo culturale e delle istituzioni politiche e delle diverse aree produttive del sistema Paese.

Comitato scientifico

Alfonso Quaranta 
Presidente
PRESIDENTE EMERITO
DELLA CORTE COSTITUZIONALE

Ciro Sbailò 
Coordinatore Didattico
PRESIDE DELLA FACOLTÀ
DI SCIENZE DELLA POLITICA
E DELLE DINAMICHE PSICO-SOCIALI UNINT

Vincenzo Lippolis 
Direttore
DOCENTE UNINT

Giuseppe Pisicchio 
Responsabile scientifico
per l’area politico-istituzionale
DOCENTE UNINT

Antonella Ercolani 
Responsabile scientifica per l’area
di storia e politica internazionale
DOCENTE UNINT

Membri

Francisco Matte Bon 
RETTORE UNINT

Maurizio Finicelli 
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
DI AMMINISTRAZIONE UNINT

Mariagrazia Russo 
PRESIDE DELLA FACOLTÀ
DI INTERPRETARIATO E TRADUZIONE UNINT

Alessandro De Nisco 
PRESIDE DELLA FACOLTÀ
DI ECONOMIA UNINT

Danilo Breschi 
DOCENTE UNINT

Ulderico Parente 
DOCENTE UNINT

Giuseppe Parlato 
DOCENTE UNINT

Le lezioni si terranno ogni mercoledì in modalità mista in presenza e online sulla piattaforma Everywhere tra le ore 14:00 e le ore 16:00 a partire dal 12 maggio 2022.

La Scuola è aperta a tutti gli studenti UNINT. Il numero di CFU da riconoscersi a ciascun studente è determinato dalla rispettiva Facoltà di appartenenza.

Modalità di iscrizione:

Inviare dalla propria casella postale di Ateneo una e-mail all’indirizzo scuolapolitica@unint.eu, scrivendo nell’oggetto “iscrizione Scuola di Scienze della Politica” e indicando nel corpo della e-mail il proprio nome e cognome, la Facoltà di appartenenza e il numero di matricola entro il 12 maggio 2022.

Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza alle seguenti condizioni:

  • partecipazione ad almeno l’80% delle lezioni;
  • colloquio finale su un argomento scelto dallo studente e concordato con il comitato scientifico.

La scuola sarà aperta ad un pubblico esterno, previ accordi intercorsi con il comitato scientifico.

Ibrido e asimmetrico. Un tracciato per la nuova narrazione politica nell’età dell’emergenza

Un’infausta congiunzione astrale ha fatto sì che da almeno un triennio la narrazione della politica e della sua proiezione istituzionale assumessero i canoni dell’emergenza, abbandonando le chiavi di lettura usuali.

Prima l’evento pandemico, imprevedibile e spiazzante per intensità e durata, è intervenuto ad alterare il modo d’essere dello spazio pubblico condizionando non solo la dialettica politica ma anche la declinazione istituzionale delle scelte assunte (si pensi al confronto ancora aperto sui dpcm emanati dall’autorità di governo per far fronte all’urgenza sanitaria), modificando l’espressività stessa del discorso pubblico (si pensi all’intervento massivo delle tecnologie digitali della comunicazione in alternativa alla presenza). Dopo la pandemia la tragedia dell’Ucraina, con il carico di conseguenze, simboliche (è un evento bellico che si svolge vicino al cuore dell’Europa), geopolitiche (il ruolo dell’UE, il ruolo della NATO, il tema della difesa europea), economiche (il problema dell’approvvigionamento energetico, le sanzioni comminate dall’UE all’aggressore russo, le conseguenze, con rischio regressivo, sull’economia nazionale), umanitarie (i crimini di guerra e l’esplosione del flusso migratorio verso l’Europa), comunicazionali (l’acribia della cronaca di guerra che porta ogni dettaglio dell’orrore nelle case degli italiani). L’entità e il carico di drammaticità delle emergenze hanno, dunque, occupato l’intero dibattito pubblico, velando così anche le difficoltà in cui la politica e le istituzioni si dibattevano e che sono emerse in tutta evidenza nel percorso travagliato che ha portato al nuovo settennato del presidente Mattarella. Perché, anche se per una felice eterogenesi dei fini la scelta dei grandi elettori ha potuto garantire agli italiani il ritorno al Quirinale di una figura che rappresenta, per considerazione unanime di dottrina, politica e popolo, una delle più apprezzate esperienze al vertice dello Stato per equilibrio e sensibilità costituzionale, le incertezze che l’hanno preceduta hanno messo in luce la difficoltà che caratterizza la politica italiana, la crisi della forma partito sia con riferimento alle dinamiche legate alla democrazia interna e ai processi che conducono alla contendibilità dei vertici, sia avendo riguardo ai riferimenti ideologico-valoriali e alle forme della sua organizzazione e del suo rapporto con il corpo elettorale. A questa crisi va sommata anche l’incertezza con cui l’Italia si appresta ad affrontare l’imminente nuova legislatura, con un Parlamento ridotto di circa il 40% dei suoi componenti e in assenza delle riforme necessarie per consentirne un avvio senza ostacoli di natura regolamentare e costituzionale.

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